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Ci siamo salutati in una stanza fredda, ci siamo frequentati in mezzo ai campi di calcio. Tu e la tua ambulanza, tu con quel modo ironico, quasi disincantato, di prendere la vita con le sue improvvise pieghe e chiaroscuri, tu sorridente, disponibile, aperto e chiuso, tu solamente Mauro. Tra quelle mura gelide ci siamo detti l’ultimo ciao. Ai piedi avevi una maglia del Grifone con il tuo nome, tra le mani una rosa. Era rossa con un fiocco bianco sullo stelo. I tuoi colori, il tuo cuore. Quella maglia ti faceva sorridere e colorava l’aria. Faceva piangere. Proiettava sul muro tutti gli anni che hai dedicato al Grifone, gli ultimi giorni passati allo Zecchini con indosso la pettorina gialla. L’ultima lista me l’hai consegnata il 20 gennaio, Grosseto – Castelnuovo Garfagnana, al solito posto in tribuna, con la solita marlboro in bocca, lo stesso sorriso. Ti sei portato via una zolla dello Zecchini, un ciuffo d’erba del Tavarnesi di Braccagni, un filo sintetico del Passalacqua. La tua vita non è stata solo il Grifone. Volevi bene alla coppa Passalacqua, ne eri pedina essenziale, uno della famiglia. Il tuo mezzo era sempre presente, puntuale, confortante. Spesso sei dovuto intervenire in campo con la tua maestria e conoscenze risolvendo situazioni non facili. In quei due mesi di coppa ti distinguevi per simpatia. Mi mancheranno le burle che mi dedicavi, le prese in giro che dispensavi a piene mani. Mi mancheranno le risate, il sentirsi uniti e felici nell’essere insieme. Non ci sarà nessuno altro ad accendere il faro dell’ambulanza per illuminarmi mentre faccio la pipì a Braccagni. Nessun altro porterà le penne all’arrabbiata mangiate chiassosamente sull’erba. Nessun altro mi farà fare le radiocronache a bordo del mezzo della Misericordia mentre diluvia. Nessun altro. Sono cose genuine quelle che hai regalato Mauro, per questo sono incrollabili. Adesso indossa quella maglia e vola dove vuoi. Un forte abbraccio.

Giancarlo Mallarini