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Due punti in tre partite, un solo gol segnato e c’è voluta una prodezza acrobatica di un difensore per rompere il digiuno. E’ il Grosseto versione interna che alimenta la nostalgia per il “Fattore Z”, quando lo Zecchini puntualmente si dimostrava valore aggiunto. Invece questa vittoria tarda ad arrivare, come se l’attuale stagione fosse il prolungamento di quella passata, con tanti stenti e troppi punti lasciati per strada proprio sul terreno amico. Sotto gli occhi di Camilli, la squadra si salva con la volontà e con la voglia di non sottostare ad un risultato avverso. Ne esce fuori un pareggino, di quelli su cui dibattere a lungo in base al bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto. Si salva anche Silva, con buona pace del gioco di parole, perché è innegabile che dopo il gol realizzato da Di Bari e prima del pareggio di Morero, la panchina abbia preso a scottare. Vero, al tecnico va dato tempo, la squadra è stata allestita in fretta, il ritiro precampionato non c’è stato, la condizione non può essere ottimale e 6 punti dopo 5 partite non sono da buttare, però tutti ormai conosciamo Camilli, talmente imprevedibile da diventare prevedibile. Con quel risultato, ma soprattutto con quel gioco, la nottata del presidente sarebbe stata agitata e il risveglio di Silva, c’è da starne certi, un po’ troppo brusco.

Scendendo invece sul dato tecnico è fuori dubbio che con l’innesto di Morero la difesa sia stata sistemata, ciò che preoccupa in questa fase è il centrocampo. Finazzi in cabina di regia è stata una buona mossa, ma la circolazione di palla resta ancora troppo lenta e forse, dagli interni, ci si attenderebbe un po’ più di qualità. Non si può andare contro natura, certo, ma apportare dei correttivi, anche in corsa, quello sì. Lucarelli, ad esempio, sorprende tutti in avvio di gara rinunciando a Romeo e Tripoli, ma con solo due uomini tiene in scacco a lungo il Grosseto. Falzerano da una parte e Piscitella dall’altra, sono due brevilinei che mettono a disagio i granatieri Elez e Burzigotti, mentre al tempo stesso costringono Formiconi e Boron a ripiegamenti costanti e non sempre efficaci. Il 3-5-2 di Silva perde consistenza sulle fasce e va in affanno sulla mediana, ma difficilmente il tecnico, che lo usa come un marchio di fabbrica, se ne priverà. Piuttosto Silva ha quanto meno il merito di indovinare l’inserimento di Masia dalla panchina, uno che non è ancora chiaro come possa essere impiegato in questo modulo, ma in grado di far cambiare passo all’andamento della gara. Per il resto la gestione dei cambi resta ancora aspetto misterioso, perché Silva li usa con parsimonia, a volte se ne priva addirittura. Parlare di squadra a corto di preparazione e rinunciare a forze fresche a gara in corso appare una sacrosanta contraddizione.

Lorenzo Falconi