Loading. Please wait.

C’è un vecchio detto che dice “sbagliare è umano, perseverare è diabolico”. Ecco, a Pontedera il Grifone è stato diabolico, nel senso che ha ripetuto continuamente gli stessi errori fino a perdere una partita quasi vinta, o almeno, nella peggiore delle ipotesi, già pareggiata. Nel calcio si sa, i particolari e gli episodi fanno la differenza, nell’epoca moderna poi, il significato di concentrazione, di attenzione al dettaglio, sfiora il maniacale perché da una singola giocata si può decidere una partita. Accade così che Burzigotti, nel giro di pochi minuti, rimedi in rapida sequenza due gialli evitabili, cadendo nel doppio errore. E’ soprattutto il secondo fallo, evitabilissimo, che mette nei guai il difensore, fino a quel momento quasi impeccabile nella gestione del match. Vero, l’arbitro forse è fiscale, ma il buon Lorenzo se la va a cercare, quasi come se improvvisamente avesse perso la testa.

Malgrado l’inferiorità numerica, c’è comunque il contropiede, arma spesso letale che il Grosseto, in trasferta, ha sempre saputo usare con dovizia di particolari. Accade quindi che il paraguaiano Lugo, dal sinistro mortifero, si trovi per due volte davanti al portiere avversario e, in circostanze del tutto identiche, lasci partire un tiretto loffio del tutto in antitesi con la dinamite a cui ci ha abituato. Il Grosseto per due volte non chiude la gara, ma non è finita, perché c’è ancora un doppio errore madornale da registrare: quello che fa perdere la partita. Nel giro di 5 minuti, quelli finali, il Grifone difende malissimo su palla inattiva e incassa due gol in fotocopia: pallone tagliato nell’area piccola, mucchio selvaggio davanti al portiere che non esce, un unico giocatore del Pontedera che, accerchiato da quattro granatieri biancorossi, devia incredibilmente il pallone in rete. Nel diabolico Grifone accade anche questo, con una costanza nel ripetere l’errore al limite del masochismo. Un po’ come da anni accade nella gestione tecnica del Grosseto: organico costruito all’ultimo secondo, allenatori cacciati in serie, undici giocatori che non diventano mai squadra. Il malato ormai è cronico e somministrare la stessa medicina sta diventando sempre più opera diabolica.

Lorenzo Falconi