Una domenica da incorniciare, un Grosseto da memoriali del calcio. Il San Marco Avenza, 4° in classifica, poteva decisamente essere una bestia nera, si presentava sulla carta come un test impegnativo, superato con lode e coraggio. Di questo va dato il merito anche ad un approccio alla partita del tutto diverso dai precedenti, a cui non possono essere estranee le indicazioni di Miano ai giocatori: giocate generosi. Ne è la dimostrazione tangibile: Miano “scioglie le trecce e i cavalli corrono”, togliendo il pilota automatico che rendeva prevedibili e talvolta macchinose, le manovre di questo Grifone.
Quando il San Marco provava ad insediarsi, il Grosseto non si ostinava a impostare una manovra ragionata e pianificata. Il primo gol è nato da una veloce sequenza di scambi, rischiosi quanto si vuole, ma non meno del tenere la palla fra i piedi e pensare a chi darla per essere sicuri di non perderla, coronata da un’inaspettata conclusione di Cretella che gela Costa all’incrocio dei pali. Poi Luci ha fatto la magia, si è liberato del suo marcatore scoprendo che l’esercito nemico si era perso per il terreno di gioco, lasciandogli uno spiraglio deserto in area di rigore avversaria. E man mano che la partita procedeva, abbandonavamo l’idea che con “palla lunga e pedalare” non si va da nessuna parte. Pratica che di solito fa inorridire i più legati ai fondamentali del calcio ma che, innegabilmente, può salvare in molte circostanze. Ciliegina sulla torta infine, la prodezza sul terzo goal di un inarrestabile Cretella che costringe il portiere a guardare il pallone insaccarsi alle sue spalle.
Se sapremo mantenere alta la guardia, giocando da squadra, con coesione, senza cadere in tentazione di perdere quell’umiltà che rischierebbe di portarci a sottovalutare gli avversari, potremo fare davvero grandi cose. Il cammino è ancora lungo, ci saranno belle vittorie e qualche battuta d’arresto, mettiamolo in conto. Accettiamo con serenità le une e le altre, sperando che Miano continui a lasciare i giocatori liberi di decidere al momento il da farsi, entro un canovaccio tecnico-tattico di fondo, questo è chiaro, con il rischio di commettere qualche errore che, come il rischio, sono componenti indispensabili del gioco.