Nel segno X di Grosseto-Juve Stabia c’è la consapevolezza del nulla di fatto, anche se in realtà, nel cuore della partita, accade molto. C’è un Grosseto che gioca discretamente nei primi 20 minuti, realizza un gol su azione (una mezza rarità) e passa in vantaggio con Foglio. C’è poi il Grosseto che si distrae, che affonda e viene rimontato, che ha paura e diventa incomprensibilmente disordinato. Infine c’è anche il Grosseto confuso, destinato all’oblio, ma comunque in grado di piazzare la zampata del definitivo pareggio, mostrando voglia di non perdere. Non era certo un mistero che le sorti del tecnico fossero legate a questa partita, soprattutto in chiave di risultato finale. Ecco allora che il 2-2 casalingo ferma il tempo e rimanda la decisione su Moriero (salvo ripensamenti dell’ultimo momento), finito all’inferno in quei 27 minuti in cui pareva destinato al sacrificio. Nel momento in cui la Juve Stabia passa in vantaggio, il presidente Camilli imbraccia il fucile in tribuna, il mirino è puntato direttamente su Moriero che sul campo si sbraccia più di un vigile urbano, davanti alla sua panchina in pericolo, cercando di deviare il traffico in un’unica direzione: tutti all’attacco. A tratti la volontà del mister appare quasi commuovente anche se la squadra recepisce a mala pena lo stimolo. Moriero infatti, dice di avere le idee chiare, resta da chiedersi se anche i giocatori ne abbiano compreso gli intenti. Dal punto di vista tattico c’è disordine, una squadra duttile che sappia interpretare moduli differenti rappresenta un valore aggiunto, a volte però, è preferibile avere una formazione meno camaleontica, in grado di suonare un solo spartito, eseguendolo alla perfezione. L’impressione infatti, è che sulla strada del continuo cambiamento, possa esserci una crisi di identità. Il tempo stringe e sabato, a Vicenza, Moriero deve togliersi di dosso quel fastidioso mirino, evitando di diventare bersaglio sin troppo facile.
