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All’indomani della sconfitta casalinga con la Reggina, in quello che era considerato uno spareggio salvezza inserito con largo anticipo sul calendario, c’è da fare i conti con una realtà cruda e ben diversa da quella immaginata. Lo sa bene il Comandante che, seppur rinneghi con forza, arriva alle lacrime per la sconfitta interna del suo Grosseto. Lacrime di rabbia, di incredulità, di ingiustizia. In sala stampa, invece, scende il solito Camilli, battagliero più che mai, pronto a fare la guerra, da solo contro tutti, pronto a non mollare a pochi giorni dal 25 dicembre. Piero Camilli non è Babbo Natale, sia ben chiaro, l’accostamento risulterebbe offensivo per entrambi, però farebbe di tutto per togliere di dosso quella fastidiosa puzza di retrocessione che accompagna il viaggio del Grifone ormai da tempo. Il presidente si scaglia contro il sistema, contro la classe arbitrale e difende l’impegno mostrato dai giocatori in campo. Ad essere più razionali, anche se il momento è difficile, c’è da prendere atto che questa squadra non è in grado di essere più forte degli eventi. Qualsiasi cosa accada, dall’episodio di gioco, alla svista arbitrale, sarà sempre più forte di questi giocatori così fragili e, a questo punto, sempre più restii a qualsiasi tipo di sollecitazione. Menichini ha un compito difficilissimo, in cui però avrà molto da guadagnare e poco da perdere. Rivitalizzare una squadra con la testa, il morale e gli attributi sotto i tacchetti, sperando che Tomei, un “mostro di realismo”, aggiunga qualcosa di sostanzioso dal mercato di gennaio, non senza l’aiuto di Camilli che questa volta, suo malgrado, dovrà davvero travestirsi da Babbo Natale.

Lorenzo Falconi