Il Grifo è ancora vestito di bianco. In trasferta o tra le mura amiche non c’è differenza, non è il vestito che fa il monaco. Gli avversari del Vorno indossano il celeste. Lo Zecchini, invece, è nudo come un putto. La nord non si sente nemmeno, è un fiume in secca. Il tamburo parla da solo, sembra più un ventriloquo che uno strumento musicale. Squadre al centro, fischio, si parte. Il Grifone sbaglia marcia, forse la frizione non lavora a dovere, fatto sta che tossisce, dallo scarico esce fumo nero. Quando la nuvola svanisce il Grifone si scopre lungo, troppo lungo per essere la formazione che è in realtà. Il Vorno se ne accorge, attacca e aggredisce recuperando palloni a iosa. Se ne accorge, per fortuna, anche Nunziatini i cui interventi arginano le cattive intenzioni dei ragazzi di mister Cardella. Sono almeno tre le parate del portiere biancorosso nei primi 15′. Il Grifone? Sbagliando le misure dell’abito risulta impacciato, goffo, anche bruttino. Il buco al centro è evidente, i sarti Cretella, Zagaglioni e Raito hanno perso il metro, le punte sono irraggiungibili. Il fraseggio è impastato, il Vorno recupera subito la palla ripartendo in velocità e la difesa del Grifo è senza reti di protezione. Sull’ala destra del Grifone c’è Pirone il quale inizia a spazientirsi di quella situazione di difficoltà. In Vorno non si accorge del pericolo forse inebriato dalla facilità con cui porta avanti la gara. E sbaglia. Cross di Pirone, Andreotti insacca di destrezza e agilità. Grifo avanti pur tra difficoltà di misure, crateri centrali, posizioni. Zagaglioni, è il primo angolo, centra direttamente il raddoppio. Segnali preziosi. Nella ripresa il Vorno non demorde, anzi accorcia, insidia. Molinari lo punisce in solitudine. Vince il Grifo, squadra senza paure, nemmeno di sbagliare le misure del vestito.